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dal buco qui all’A1, prima che i media la sbattano su tutti i canali e qualche nerd ci risolva il caso dalla sua cameretta.”

      “Dobbiamo affidarla alla Scientifica. Dovranno fare un’analisi della calligrafia. La busta deve essere controllata alla ricerca di qualsiasi prova: impronte digitali, filamenti di polvere, tutto.”

      “È stata informata e la lettera andrà in mano loro non appena tu avrai finito qui.”

      “Devono fare in fretta,” continuò lei. “Lo so che scherzavi sulla possibilità che qualche nerd risolva il caso, ma è una preoccupazione legittima. Quando questa cosa finirà sui social media, chissà che razza di occhi e menti l’analizzeranno.”

      Mentre iniziava a dare uno sguardo più da vicino alla lettera, Finley tornò nella sala. “È stato veloce,” commentò O’Malley.

      “Beh, a quanto pare una delle agenti alla centrale operativa ha il padre che lavora vicino al Prudential Center. E a proposito, si trova all’interno del codice postale 02199. Forse è solo una coincidenza, ma non si sa mai. In ogni caso, suo padre lavora in un laboratorio da quelle parti. Dice che fanno degli esperimenti pazzeschi con la meccanica quantistica e cose del genere. È una specie di dipartimento della facoltà di tecnologia della Boston University.”

      “Meccanica quantistica?” chiese O’Malley. “Non c'entra con il nostro uomo, giusto?”

      “Dipende dagli esperimenti,” disse Avery, subito interessata. “Non sono un’esperta in questo campo, ma so per certo che esistono alcune aree della meccanica quantistica che affrontano le temperature estreme. Qualcosa a che fare con la ricerca della durabilità e dei punti centrali di origine di diversi tipi di materia.”

      “Come diavolo fai a sapere tutte queste cose?” domandò Connelly.

      Lei scrollò le spalle. “Al college guardavo spesso Discovery Channel. Immagino che certe cose ti rimangano in testa.”

      “Beh, vale la pena indagare,” disse il supervisore. “Troviamo qualche informazione sul laboratorio e andiamo lì a parlare con i responsabili.”

      “Posso occuparmene io,” disse Avery.

      “Nel frattempo,” continuò Connelly, guardando l’orologio, “il notiziario serale manderà in onda la notizia tra tre minuti. Sintonizziamoci e vediamo che casino ci combina la stampa con questo caso.”

      Uscì come una furia dalla sala delle conferenze, con O’Malley alle calcagna. Finley lanciò uno sguardo di scuse ad Avery e poi li seguì. Ramirez studiò la lettera da sopra una spalla della partner scuotendo la testa.

      “Secondo te questo tizio è pazzo o vuole solo che pensiamo che lo sia?” Le domandò.

      “Non ne sono ancora sicura,” disse lei, rileggendo la criptica lettera. “Ma so che questo laboratorio è il posto perfetto per iniziare le indagini.”

      CAPITOLO SETTE

      La Esben Technologies era nascosta tra altri palazzi dall’aria comune a circa due chilometri e mezzo dal Prudential Center, l’intero quartiere essenzialmente una fila di edifici grigi senza alcun segno distintivo. La Esben Technologies occupava il palazzo centrale, che sembrava identico a quelli circostanti, e non aveva per niente l’aria del laboratorio.

      Mentre Avery entrava insieme a Ramirez, notò che l’ingresso era costituito da poco di più di un magnifico parquet, illuminato dal sole del mattino che si riversava all’interno da un lucernario posto in alto. Vicino alla parete interna si trovava un’enorme scrivania. A un capo, una donna stava scrivendo a computer. All’altro, un’altra receptionist stava compilando un modulo di qualche tipo. Quando Avery e Ramirez entrarono, la seconda donna alzò lo sguardo e fece loro un sorriso di circostanza.

      “Io sono la detective Black e questo è il detective Ramirez,” si presentò Avery avvicinandosi alla donna. “Vorremmo parlare con chiunque sia il responsabile qui dentro.”

      “Beh, il supervisore di tutta la squadra vive in Colorado, ma l’uomo che manda avanti la baracca dovrebbe essere in ufficio.”

      “Lui andrà benissimo,” rispose Avery.

      “Un momento,” disse la receptionist, alzandosi in piedi e attraversando una grande porta di quercia all’estremità della sala.

      Quando si fu allontanata, Ramirez si avvicinò ad Avery, tenendo la voce bassa per via dell’altra donna che era rimasta al bancone dietro al suo computer.

      “Ma prima di oggi tu lo sapevi che qui ci fosse un posto del genere?” chiese.

      “Assolutamente no. Ma immagino che il basso profilo abbia un senso; i centri tecnologici collegati alle università ma che si trovano fuori dai campus di solito cercano di non farsi notare.”

      “Sempre Discovery Channel?” chiese lui.

      “No. Semplici ricerche.”

      Passò poco meno di un minuto perché la donna ritornasse. Quando lo fece, era insieme a un uomo. Indossava una camicia e pantaloni khaki. Un lungo camice bianco che somigliava a quello che spesso indossavano i dottori copriva parzialmente il tutto. Sul suo volto c’era un’espressione di ansia e preoccupazione che sembrava accresciuta dagli occhiali che portava.

      “Salve,” disse, avvicinandosi ad Avery e a Ramirez. Tese una mano per una stretta e si presentò: “Sono Hal Bryson. Cosa posso fare per aiutarvi?”

      “Lei qui è il supervisore?” domandò Avery.

      “Più o meno. Qui dentro lavoriamo solo in quattro. Facciamo a turno ma sì, sono io che controllo gli esperimenti e i dati.”

      “E che genere di lavoro svolgete qui?” chiese Avery.

      “Molte cose diverse,” rispose Bryson. “A rischio di sembrare esigente, se poteste dirmi perché siete venuti qui, potrei essere un po’ più preciso.”

      Avery tenne bassa la voce, non volendo che le donne alla scrivania la sentissero. E dato che era chiaro che Bryson non aveva alcuna intenzione di invitarli a entrare oltre il foyer, capì che avrebbero dovuto tenere quella conversazione lì dove erano.

      “Stiamo indagando su un caso in cui il sospetto sembra avere un interesse per il freddo e le temperature basse,” spiegò. “Ieri ha mandato una lettera di sfida alla centrale di polizia. Stiamo cogliendo l’occasione per capire se qui svolgete delle ricerche che possano essere collegate alle nostre indagini. È un caso molto particolare quindi stiamo partendo dall’unico indizio vero e proprio che abbiamo, il freddo.”

      “Capisco,” disse Bryson. “Beh, in effetti ci sono diversi esperimenti che hanno luogo qui che coinvolgono le temperature estremamente basse. Potrei accompagnarvi in laboratorio per farvi vedere ma dovrei insistere che siate totalmente igienizzati e che indossiate una protezione appropriata.”

      “Lo apprezzo,” replicò Avery. “E forse più tardi accetteremo. Speriamo di non esserne costretti. Ma potrebbe riassumerci alcuni di questi esperimenti?”

      “Ma certo,” esclamò Bryson. Sembrava felice di poterli aiutare e assunse l’atteggiamento di un insegnante che iniziava la spiegazione. “La maggior parte dei test e del lavoro che facciamo qui che usa le temperature basse è teso a superare ciò che è conosciuto come il limite quantistico. Questo limite è una temperatura appena sopra lo zero assoluto, circa diecimila volte più freddo delle temperature che si incontrano nel vuoto spaziale.”

      “E quale è lo scopo di uno studio di questo tipo?” chiese Ramirez.

      “Aiutare la ricerca e lo sviluppo di sensori ipersensibili per un lavoro ancora più avanzato. È anche un ottimo modo per comprendere la struttura di certi elementi e come rispondono a simili temperature estreme.”

      “E siete in grado di raggiungere queste temperature qui, in questo edificio?” indagò Ramirez.

      “No, non nei nostri laboratori. Siamo

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