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      Nuda e senza una macchia o un livido sul corpo. Quindi niente aggressione. Niente gioielli, quindi potrebbe essere stata una rapina. Ma nella maggior parte dei casi di rapina il corpo mostra dei segni di lotta… e questa donna era in condizioni perfette. E poi c’è la questione delle unghie e dell’assoluta mancanza di peli al di là dei capelli sulla sua testa.

      Con calma si incamminò verso la riva, studiando il fiume fino al punto dove curvava e continuava verso Boston. Era strano pensare a quanto apparisse scenografico il Charles River ghiacciato visto dalla Boston University, mentre a meno di venti minuti di distanza un corpo veniva estratto dalle sue acque.

      Si alzò il colletto del cappotto mentre tornava sull’argine. Arrivò appena in tempo per vedere le portiere posteriori del furgone della Scientifica che si chiudevano. Connelly le si avvicinò ma aveva lo sguardo rivolto dietro di lei, verso l’acqua gelata.

      “Le hai dato un’occhiata?” chiese Avery.

      “Sì. Sembra una maledetta bambola o qualcosa del genere. Tutta pallida e fredda e…”

      “E perfetta,” concluse Avery. “Hai notato che non ha neanche un pelo? Nemmeno lividi o ferite.”

      “Né gioielli,” aggiunse Connelly. Con un lungo sospiro, le chiese: “Posso chiederti la tua valutazione iniziale?”

      Ormai Avery era molto più disposta a parlare liberamente con Connelly. Lo era da quando lui e O’Malley le avevano offerto una promozione a sergente, due mesi prima. In cambio, entrambi sembravano più aperti ad accettare le sue teorie sin da subito invece di mettere in dubbio qualsiasi cose le uscisse dalla bocca.

      “Le unghie erano perfettamente tagliate,” disse. “È come se quando l’hanno gettata nel fiume fosse appena uscita da un salone di bellezza. Poi c’è la mancanza di peli ovunque. Uno solo di questi dettagli sarebbe già abbastanza strano ma insieme esprimono chiaramente un’intenzionalità.”

      “Credi che qualcuno l’abbia ripulita prima di ucciderla?”

      “Sembra proprio così. È quasi come i defunti resi presentabili dalle pompe funebri nel caso la bara sia aperta. Chiunque l’abbia fatto l’ha pulita, l’ha rasata e le ha fatto le unghie.”

      “Hai qualche idea del perché?”

      Avery scrollò le spalle. “Posso solo fare ipotesi, per ora. Ma posso dirti una cosa che probabilmente non ti piacerà molto.”

      “Ah, diavolo,” rispose lui, sapendo cosa stava per dire.

      “Questo tizio si è preso il suo tempo… non nell’uccisione, ma nel modo in cui il corpo sarebbe apparso una volta che l’avessimo trovato. Lo ha fatto apposta. È stato paziente. Basandomi su casi simili, posso praticamente garantirti che non sarà l’unica.”

      Con un altro dei suoi famosi sospiri, Connelly tirò fuori il cellulare dalla tasca. “Convoco una riunione all’A1,” annunciò. “Gli faccio sapere che abbiamo un potenziale serial killer.”

      CAPITOLO TRE

      Avery supponeva che se avesse dovuto assumere il ruolo di sergente, avrebbe dovuto superare il suo odio per la sala delle conferenze dell’A1. Di per sé non aveva niente contro la stanza. Ma sapeva che una riunione tenutavi all’interno subito dopo la scoperta di un corpo implicava discussioni e litigi, la maggior parte dei quali sarebbe stata usata per smontare le sue teorie.

      Forse una volta che sarò sergente, tutto questo finirà, pensò mentre entrava nella sala.

      Connelly era a capotavola, intento a distribuire fogli in giro. Immaginò che presto sarebbe arrivato anche O’Malley. Sembrava essere molto più presente nelle riunioni a cui prendeva parte lei, da quando le avevano offerto il ruolo di sergente.

      Connelly alzò lo sguardo su di lei attraverso la folla di agenti. “Le cose si stanno muovendo in fretta con le indagini,” disse. “Il corpo tirato fuori dal fiume è stato identificato esattamente cinque minuti fa. Patty Dearborne, di ventidue anni. Una studentessa alla Boston University e originaria di Boston. Al momento è tutto quello che sappiamo. I genitori devono essere informati non appena finiamo la riunione.”

      Fece scivolare verso di lei una cartella contenente solo due fogli. Uno mostrava una foto presa dal profilo Facebook di Patty Dearborne. Sull’altro foglio c’erano tre foto, tutte prese dal Charles River quello stesso giorno. Il volto di Patty Dearborne era presente in tutte e tre, con le palpebre tinte di viola chiuse.

      In un momento di macabra riflessione, Avery cercò di vedere il volto della giovane donna nello stesso modo in cui avrebbe potuto guardarlo un assassino. Patty era bellissima, anche nella morte. Aveva un fisico che Avery giudicava troppo magro ma su cui uomini in cerca di relazioni occasionali avrebbero sbavato. Usò quella mentalità, cercando di capire perché un assassino avrebbe scelto una simile vittima se non c’erano implicazioni sessuali.

      Forse gli piacciono le cose belle. La domanda ovviamente è se le cerca per ammirarle o per distruggerle. Apprezza la bellezza o vuole obliterarla?

      Non era certa di quanto tempo rimase a riflettere. Tutto ciò di cui si accorse è che sobbalzò quando Connelly annunciò l’inizio della riunione. In tutto c’erano nove persone nella sala conferenze. Notò che Ramirez era entrato di soppiatto. Era su una sedia vicino a Connelly, studiando lo stesso tipo di cartella che il supervisore aveva dato a lei poco prima. Apparentemente percepì che lo stava fissando; alzò lo sguardo e le fece un sorriso.

      Lei ricambiò il sorriso mentre Connelly iniziava. Subito abbassò gli occhi, non volendo essere troppo ovvia. Anche se ormai tutti al distretto sapevano della sua relazione con Ramirez, preferiva tenere la faccenda privata.

      “Ormai dovreste essere stati tutti aggiornati,” iniziò Connelly. “Per quelli che ancora non lo sono, la donna è stata identificata come Patty Dearborne, una studentessa all’ultimo anno della BU. È stata trovata nel Charles River proprio fuori Watertown ma è originaria di Boston. Come la detective Black ha sottolineato nell’informativa che avete ricevuto, la corrente del fiume suggerisce che il corpo sia stato abbandonato da qualche altra parte. La Scientifica pensa che sia stato in acqua per almeno ventiquattro ore. Questi due fattori insieme indicano che il probabile luogo dell’abbandono sia all’interno di Boston.”

      “Signore,” intervenne l’agente Finley. “Mi scusi se lo chiedo, ma perché non prendiamo nemmeno in considerazione l’ipotesi del suicidio? L’informativa dice che non ci sono lividi né segni di lotta.”

      “L’ho escluso quasi subito quando ho visto che la vittima era nuda,” spiegò Avery. “Anche se il suicidio normalmente sarebbe da considerare, è molto improbabile che Patty Dearborne si sia spogliata prima di saltare nel Charles River.”

      Quasi odiava demolire le idee di Finley. Lo stava guardando diventare un poliziotto maledettamente bravo, una settimana dopo l’altra. Nel corso dell’ultimo anno era molto maturato, trasformandosi dal personaggio goliardico che la maggior parte delle persone conosceva in un agente molto impegnato.

      “Ma non ci sono lividi,” ripeté un altro agente. “Sembra una prova schiacciante.”

      “O la dimostrazione che non si sia trattato di suicidio,” insistette Avery. “Se avesse saltato da una qualsiasi altezza superiore ai due o i tre metri, ci sarebbero stati dei lividi visibili sul suo corpo anche solo per l’impatto.”

      “La Scientifica concorda,” disse Connelly. “Presto manderanno un rapporto più completo, ma ne sono piuttosto sicuri.” Poi guardò Avery e fece cenno al tavolo con un ampio movimento della mano. “Cosa altro hai, detective Black?”

      Lei si prese un momento per discutere delle cose che aveva indicato a Connelly, dettagli che erano nell’informativa. Parlò delle unghie tagliate e limate, della mancanza di peli e dell’assenza di gioielli. “Un’altra cosa da sottolineare,” aggiunse, “è che un assassino che arrivi a questo punto per rendere presentabile le sue vittime suggerisce una perversa ammirazione o una specie

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