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delle lezioni, era la persona che per prima veniva a conoscenza degli avvenimenti accadutile durante la giornata, i voti presi nei compiti e nelle interrogazioni, le discussioni fatte con le amiche, i litigi, i primi innamoramenti. James conosceva i suoi sogni e nella sua posizione di semplice dipendente agli occhi di tutti avrebbe donato la sua anima per aiutarla a realizzarli. Un giorno dopo essere stata lasciata a scuola, qualcuno la vide allontanarsi dal cancello d’entrata con le sue solite amiche e informò il padre e la madre. Quella sera il Senatore chiamò James per chiedergli un chiarimento e per verificare se quanto gli era stato raccontato corrispondeva a realtà. Una punizione esemplare per Lynda era già pronta, la parola di James sarebbe stata quella decisiva.

      «No Senatore Grant. La signorina Lynda questa mattina è andata a scuola regolarmente come fa ogni giorno. Io personalmente sono rimasto qualche minuto fermo sulla strada per assicurarmi di vederla entrare, fino alla chiusura dei cancelli. A questa età i ragazzi vanno controllati, lei mi capisce non è vero? Forse chi le ha raccontato di aver visto la signorina con le sue amiche in giro al parco deve essersi confuso con altre persone», mentì spudoratamente. La madre di Lynda lo capì subito e sorrise. Il Senatore invece, troppo impegnato per pensare alla punizione che aveva preparato, non aveva nemmeno notato che nessuno prima aveva accennato che le ragazze sarebbero state viste nel parco della città! Il Senatore rilasciò l’uomo che si diresse subito verso la porta di casa. Aprì la porta con la mano tremante mentre con l’altra riposizionava il cappello della sua divisa di autista diplomatico sopra la sua testa. Sarah, la moglie del Senatore lo anticipò, gli aprì la porta e lo ringraziò con un sorriso e con parole di riguardo mentre gli dimostrava la sua complicità.

      «La prossima volta faccia più attenzione James. Lei lo sa meglio di me, fornire troppi dettagli non porta lontano! John è poco attento in queste situazioni ma non è stupido», disse accarezzando la spalla dell’uomo con la sua mano profumata e carica di gioielli.

      Com’era elegante e bella quella donna! A James piaceva da sempre, fin dal primo giorno che l’aveva vista per accompagnare lei e la signorina Lynda al suo primo giorno di scuola. Le sue labbra erano ricoperte da un bel rossetto di un intenso colore rosa e i suoi vestiti rilasciavano nell’aria un delicato profumo di mughetto. Quando la donna scendeva dall’auto, l’aria nell’abitacolo rimaneva satura di quel profumo per ore e James se le godeva tutte, traendone un enorme piacere. Era la donna che amava, ma era anche la moglie del Senatore John Grant, il suo datore di lavoro! Si costrinse quindi a soffocare il suo sentimento, amando quella donna in segreto nei suoi pensieri ma anche concretamente attraverso le sue azioni e attenzioni. E amava la piccola Lynda alla follia, una bambina troppo simile alla madre e che man mano che cresceva, tendeva ad assomigliarle sempre di più.

      Ma quella “prossima volta” non arrivò mai. Uno scandalo coinvolse il Senatore che fu immediatamente allontanato dal suo incarico. La sua immagine per tanto tempo coltivata e abituata a prevalere su quella degli altri fu compromessa al punto da farlo apparire ridicolo agli occhi delle persone. Il padre si rinchiuse in casa senza uscire mai e sfogava la sua rabbia sulla madre e su Lynda ogni volta che si vedeva beffeggiato in televisione, nei notiziari o nei talk show. Era riuscito ad emergere come personaggio dell’anno ma sotto una valenza estremamente negativa. Gli fu tolta la scorta ed ogni tipo di beneficio assegnato ai personaggi come lui, compresa l’auto governativa e, di conseguenza, il suo autista. James quindi li salutò, era commosso mentre lo faceva e non trattenne le lacrime quando la piccola Lynda abbracciandolo gli disse:

      «Tornerai presto a trovarci zio James, vero? Io e la mamma ti aspetteremo, ci mancherai tanto». Lynda lo chiamava zio proprio perché la presenza di un padre biologico non le permetteva di chiamarlo papà, come forse lei avrebbe desiderato. Ed ogni volta James si scioglieva in lacrime come la neve al sole e assaporava la dolcezza di quella bambina fino in fondo, regalandole in cambio tenere carezze. Anche la madre lo abbracciò ricordandogli che era davvero un buon uomo e senza trattenere lacrime di commozione. Tra i due esisteva una chiara sintonia, era visibile a tutti, forse anche al Senatore. Un giorno si sarebbero incontrati nuovamente, ne erano entrambi convinti. Nel momento del saluto, la donna più che mai profumava di un’intensa fragranza di mughetto fresco.

      Il Senatore John Grant si tolse la vita in una fredda mattinata d’inverno, pochi giorni dopo quello del triste saluto d’addio con James. Fu la moglie a sentire uno sparo proveniente dal salotto e quando accorse vide il corpo del marito disteso a terra, immerso in una pozza di sangue. Chiamò subito aiuto ma quando arrivarono i soccorsi era già troppo tardi, suo marito era già morto. Sul tavolo l’uomo aveva lasciato una lettera che Sarah lesse attentamente, più volte, senza poter trattenere le lacrime. Si fermò solo quando arrivò la polizia che lei aveva chiamato in precedenza. James apprese la notizia dalla televisione e chiamò Sarah per porgere le sue condoglianze e farsi comunicare quando e dove si sarebbero tenute le esequie funebri. Anche se in corrispondenza di un evento così triste, James fu felice di rivedere a distanza di poco tempo Sarah e la figlia Lynda. Si abbracciarono, ma quel giorno James non sentì profumo di mughetto provenire dal suo corpo ma solo una anonima fragranza di fiori misti, di quelle che si sentono di solito ai funerali. Sarah gli mostrò la lettera del marito. James la lesse con attenzione, poi abbassò gli occhi e abbracciò la donna e infine Lynda prima di abbandonarsi a sua volta alle lacrime.

      L’anno successivo Lynda andò al college, cominciò la sua vita da piccola vera donna, scoprì le gioie che la mondanità e i suoi vizi potevano darle, i piaceri del sesso, le prime storie d’amore più o meno serie, le preoccupazioni che laceravano lo spirito. Cominciò a coltivare la sua cultura e i suoi interessi verso quella che sarebbe divenuta in futuro la sua occupazione fino ad arrivare al giorno della laurea. Aveva plasmato un carattere adatto e rivolto i suoi interessi verso il mondo degli affari, del successo economico e della realizzazione personale. Le sue innate doti di oratrice, la sicurezza che trasmetteva durante i colloqui, la sua capacità di convincere l’interlocutore a fare ciò che lei desiderava erano da sempre stati i suoi punti di forza. James le aveva insegnato a credere in se stessa e lei lo aveva capito fin da subito.

      «Credi sempre in te stessa e nelle tue capacità, parla con il tuo cuore ed esprimi sempre i tuoi pensieri ma in prima persona. Mettiti in gioco, lotta in prima linea se vuoi vincere tu la battaglia. Altrimenti resterai solo una semplice pedina e morirai al servizio di altri che, forse, non sapranno mai nulla della tua esistenza. Lascia la tua firma nel mondo, la tua impronta. Tu puoi farlo! Sii te stessa e andrai sempre avanti per la strada che ti sei prefissata. Non importa se sarai una tassista o se vestirai una importante carica da qualche parte, ciò che conta è sempre e solo ciò che vedrai riflesso nello specchio quando ti guarderai, perché tu sei quello e nient’altro», le diceva spesso James mentre l’accompagnava a scuola al mattino. E Lynda spesso sbuffava, aveva sentito quella lezione troppe volte e non era incline ad annoiarsi con quella frequenza. Era pur sempre una bambina, perché non veniva considerata per l’età che aveva? Ma una volta cresciuta capì realmente quanto importanti fossero state quelle parole per la sua crescita, per la sua professione, per tutta se stessa. E in cuor suo non smise mai di ringraziare quel semplice autista, suo amico, per avergliele dette più e più volte.

      Seduta sul sedile posteriore dell’auto accanto al suo Puh che si era elegantemente riposto sul tappetino, cercava di evitare gli occhi verdi di James che, nonostante l’ormai avanzata età, risplendevano sempre di una luce propria, particolare. James non parlava, si limitava a fissare il volto di Lynda attraverso lo specchietto retrovisore nell’attesa che fosse lei a cominciare il racconto, proprio come faceva ogni giorno quando, pronta a vuotare il sacco, gli raccontava tutti i dettagli dei suoi numerosi successi. Ma quel giorno il racconto sarebbe stato diverso, James l’aveva capito. Lynda si arrese, incrociò gli occhi di James che in un lampo espressero il consenso all’ascolto e la ragazza cominciò a parlare.

      «Oggi non è una buona giornata James», esordì.

      «E perché mai signorina Lynda? E’ primavera, spende un bel sole, lei è a passeggio con il suo bel cane. Cosa c’è che non va?», rispose James, come sempre con il suo rassicurante modo di fare paterno. Lynda gli sorrise, senza rispondere.

      «Ecco signorina, così va decisamente meglio, non crede? Io sono un uomo anziano ormai, sto per ritirarmi per trascorrere in serenità gli anni che mi restano da vivere, quelli che il Signore vorrà concedermi ancora. Nei suoi occhi, signorina, vedo solo l’espressione

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