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riuscire a scorgerla, nascosta nell’ombra.

      Scarlet si strinse alla trave, sentendo le mani sudate per l’ansia, pronta a scattare in attesa della sua occasione.

      Di sotto, gli Immortali guardavano tutti in una direzione, una piattaforma sopraelevata, che si trovava ad un'estremità della stanza: lì sopra un uomo altissimo brandiva un lungo bastone, con cui sembrava intento a colpire una grande croce.

      Scarlet piegò la testa confusa, quando la croce sembrò muoversi. Poi comprese che qualcuno era stato incatenato alla croce, qualcuno che si contorceva per il dolore, ogni volta che il bastone dell'uomo lo colpiva.

      Il suo cuore sobbalzò quando capì: Sage.

      La rabbia si impadronì di Scarlet, riempiendo tutto il suo essere. L'uomo che amava era legato per le mani e per i piedi. Aveva la testa ripiegata sul petto per lo sfinimento e i capelli imperlati di sudore. Il sangue gli scorreva sul dorso, formando una pozza proprio ai suoi piedi. Scarlet voleva urlare, ma, al contempo, sapeva di dover restare in silenzio per non rischiare di essere scoperta dalla folla. Provò un senso di nausea, constatando che la tortura di Sage era lo spettacolo offerto lì e che il suo amore era il destinatario del loro odio.

      Scarlet osservò con orrore sul palco l’uomo alto, avvolto in un lungo mantello cremisi, brandire il bastone con una croce ad un’estremità per poi colpire con violenza il pavimento. Le pietre emisero un forte suono, che riecheggiò in un gigantesco ambiente.

      “Cederai?” l'uomo urlò. “Rinuncerai alla ragazza?”

      Probabilmente era colui che aveva deciso di ricorrere alla tortura e Scarlet suppose che dovesse essere il leader degli Immortali. Ricordò di quando Sage le aveva raccontato dell'uomo che comandava la sua razza. Si trattava di Octal, e, per quanto ne sapeva, era un tiranno violento.

      “Rispondimi!” Octal gridò.

      Tutta la folla si beffò della vittima.

      Scarlet non riuscì a sentire la risposta di Sage da quella distanza, ma capì subito che non era stata certamente quella che Octal voleva sentire, perché l'uomo si fece avanti e colpì il petto di Sage col bastone metallico. Lui emise un urlo agghiacciante.

      La ragazza non poteva più aspettare. Uscì dal suo nascondiglio e gridò con tutto il fiato che aveva nei polmoni.

      “BASTA!”

      Quando iniziò a calare sulla folla, tutti gli Immortali si volsero all’unisono verso di lei, con un rapido movimento. Scarlet ebbe paura e le ali improvvisamente si bloccarono. Iniziò a precipitare, precipitando verso la folla infuriata di sotto.

      Da lontano, Scarlet sentì Sage gridare il suo nome. Era l'urlo disperato di un uomo innamorato, il cui cuore gli era stato strappato dal petto, un uomo che soffriva nel vedere la sua amata precipitare verso la morte, perché quella vista era peggio del dolore che stava patendo.

      Scarlet sbatté freneticamente le ali, ma era inutile. Il terrore che provava aveva avuto la meglio sui suoi poteri e continuò a precipitare sempre più velocemente, diretta sugli Immortali infuriati. Sapeva che, quando fosse atterrata, l'avrebbero ridotta a brandelli, perché la sua morte era l'unico modo per garantire la loro sopravvivenza. Grida di scherno si udivano sempre più forti, man mano che si avvicinava loro.

      Durante la caduta il tempo sembrò rallentare e i volti dei suoi amici e familiari le passarono davanti nella mente: la sua migliore amica, Maria, sua madre Caitlin, Ruth, la sua cagna. Persino Vivian le apparve, sebbene Scarlet la odiasse.

      Poi, un bel volto si palesò nella sua mente, un volto che la fece sussultare: quello di Sage. Durante la sua strana caduta a rallentatore, Scarlet fece a tempo a piegare la testa di lato e a guardare il vero Sage negli occhi. Sebbene fosse ricoperto di sudore e sangue e avesse una  smorfia di dolore dipinta sulle labbra, non era meno bello per lei di quanto ricordasse. Nell’istante in cui si guardarono, Scarlet avvertì l’amore inondarla. Pur sapendo che solo pochi secondi la separavano dalla morte, non ne ebbe più timore, perché sapeva che sarebbe morta amata.

      Chiuse gli occhi e si preparò all'impatto.

      Ma, prima che la ragazza arrivasse a colpire il suolo, Octal si fece avanti e fissò il suo sguardo su Scarlet in caduta libera. Senza mostrare alcuno sforzo od emozione, l'uomo si alzò in aria, dirigendosi verso di lei. Afferrò la ragazza per un braccio, attirandola a sé per impedirle di precipitare. In un attimo, Scarlett sentì svanire quella sensazione di caduta rapida e senza rimedio: fu sostituita da una gentile calma, ed incominciarono a scendere in modo controllato fino al suolo.

      Scarlet aprì gli occhi, quasi incapace di credere di essere ancora viva. Ma, se la paura di una morte istantanea era svanita, era perfettamente consapevole del fatto che il pericolo non era passato. Octal l'aveva salvata dallo schianto contro le fredde lastre del pavimento della chiesa, ma certo non  l’aveva fatto per compassione. Era un torturatore. Probabilmente, l’aveva salvata soltanto per poterla uccidere in un modo più doloroso.

      Lei adocchiò Sage, guardando al di sopra della spalla di Octal.

      “Scarlet!” Sage gridò.

      Octal la mise giù. La folla avanzò, ma Octal sollevò le braccia, facendo cenno a tutti di indietreggiare. Gli Immortali obbedirono. Scarlet non sapeva il motivo, ma Octal stava dando a lei e Sage un'ultima possibilità di stare insieme, l’occasione di dirsi addio.

      Con gli occhi di mille Immortali furiosi puntati su di lei, Scarlet corse verso Sage. Aveva gli occhi colmi di lacrime, mentre lo abbracciava ed affondava il viso nel suo collo. La pelle di Sage era calda, come se fosse febbricitante. Lei lo strinse quanto più forte possibile, pensando che probabilmente sarebbe stata l’ultima volta.

      “Scarlet” Sage le mormorò nell'orecchio.

      La ragazza si fece indietro e gli sorresse la testa. I suoi occhi erano pesti e doloranti, e il labbro superiore era spaccato e gonfio. Il cuore le doleva nel vederlo in quello stato. Voleva baciarlo, allontanare tutto il dolore e guarirlo, ma sapeva che non c'era tempo. Invece, spostò un ricciolo di capelli dal suo viso e lo baciò delicatamente sulla fronte, l'unica parte di lui che non sembrava gonfia o ferita.

      “Come mi hai trovato?” le chiese.

      “Lore. Mi ha lasciato un messaggio, in cui mi diceva che eri qui.”

      Il timore si palesò nello sguardo di Sage. “E' una trappola. Ti uccideranno.”

      “Lo so” Scarlet sussultò. “Ma dovevo vederti. La mia vita è finita, in ogni caso.”

      Lei pensò ai suoi genitori e ai loro continui litigi, alla promessa della madre di sradicarla, alla sua casa razziata da Lore, a Vivian che odiava con tutta se stessa e alle amiche, che apparentemente l'avevano allontanata.

      “Tu sei la sola cosa buona che mi sia rimasta nella vita” lei aggiunse con sincerità. “Ricordi quando ti ho detto, che, se fossi morto, sarei morta con te?”

      La ragazza provò a sorridere per apparire rassicurante, ma negli occhi di Sage trasparì una punta di dolore, che la colpì allo stomaco.

      Lui scosse la testa.

      “Volevo che tu vivessi, Scarlet” sussultò, trasalendo per il dolore causato dal bastone di Octal. “Non capisci? L'unica cosa che mi confortava durante la tortura era sapere che saresti sopravvissuta dopo la mia morte.” Sospirò. “Ma ora moriremo entrambi.”

      Scarlet tenne la testa pesante di Sage tra le mani. “E che mi dici di quello che voglio io?”

      “Tu sei giovane” Sage disse con una smorfia. “Non sai quello che vuoi. Io ho vissuto per duemila anni, e la sola cosa che abbia mai avuto un senso per me sei tu. Non voglio che tu muoia per me!”

      “Giulietta era troppo giovane?” Scarlet rispose inflessibilmente, ricordando la notte magica che avevano trascorso insieme, assistendo alla tragedia di Shakespeare.

      In quel momento, lei sentì la folla rumoreggiare alle sue spalle, e capì che Octal non l’avrebbe fermata ancora a lungo.

      “In ogni caso” replicò con un sorriso dolce amaro, “ora è troppo tardi perché io cambi idea.”

      “Non

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