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Castel Gavone: Storia del secolo XV. Barrili Anton Giulio
Читать онлайн.Название Castel Gavone: Storia del secolo XV
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Автор произведения Barrili Anton Giulio
Жанр Зарубежная классика
Издательство Public Domain
Il Sangonetto chinò la testa, in atto di chi si rassegna, suo malgrado, ai voleri d'un amico. E col cuor più tranquillo, e per conseguenza col passo più spedito di prima, si fece innanzi alla comitiva.
In quelle chiacchiere, erano giunti presso all'Altino. Lo scalpitar dei cavalli avea fatto correre il ragazzo dell'osteria sull'uscio di strada.
–Padrone! ohè, padrone!—aveva egli gridato.—Presto, fatevi innanzi; son qua di ritorno i gentiluomini di questa mattina.
–Che diavol dici?—esclamò mastro Bernardo, uscendo sull'aia.—O che ci verrebbero a fare?
–Eh, che so io?—disse il Maso, impenitente nella sua celia.—Forse ad assaggiare quel vinello fiorito….
–Zitto là, mascalzone! Oh, magnifici messeri….—
Come è facile argomentare da questo trapasso dell'oste, entravano allora Giacomo Pico e Tommaso Sangonetto a piedi, lasciando scorgere dietro di loro messer Pietro e il Picchiasodo a cavallo.
Mastro Bernardo, confuso e giubilante ad un tempo di quella nuova e non più sperata ventura, corse sollecito per tenere le redini a messer Pietro, che fu pronto ugualmente a balzar giù di sella.
–Che buon vento, messeri….—andava dicendo frattanto l'ostiere;—e come va che io sono onorato….
–Mastro Bernardo,—gridò il Picchiasodo, troncandogli i suoi complimenti a mezzo,—non lo sai tu l'adagio: chi n'assaggia ci torna? A te, ragazzo; tieni i cavalli.
–Ve li metto al coperto? disse il Maso, pigliandoli per le briglie.
–No, no, tirati là in fondo, ed aspetta, Il ragazzo afferrò le briglie e, superbo di prestare i suoi servigi a così nobili bestie, menò i cavalli in fondo dell'aia.
–Che fortuna per l'osteria dell'Altino!—ripigliò mastro Bernardo, che non aveva posto mente alle ultime parole del Picchiasodo, profferite a voce più bassa.—E dite, magnifici messeri; poichè il numero è cresciuto, s'ha egli da metter due polli allo spiedo?
–Ah, ci vuol altro che spiedo! Or ora vedrai;–gridò il Picchiasodo con aria beffarda.—Per un bicchiere di vino, intanto, non si dice di no. Almeno….—soggiunse dopo essersi guardato dattorno e aver veduto le facce rannuvolate de' suoi compagni,—io lo bevo, e posso fare anche la parte degli altri.
–Vado subito;—disse l'ostiere;—e sarà di quel tale, ve lo prometto.
–Sta bene, e non mi tradire!—aggiunse burlescamente il Picchiasodo.—Porta il fiasco incignato, che già sappiamo che cos'è, e non avrà avuto tempo A pigliare lo spunto.—
Mastro Bernardo, tutto nella sua beva, entrò in casa, senza aver capito nulla di quell'improvviso ritorno, nè pigliato sospetto dalla presenta del Bardineto, che due ore innanzi era andato via così in furia.
Più accorto di lui a gran pezza, il Maso aveva odorato l'aria, e aspettandosi qualcosa di grosso, stava là rincantucciato in mezzo ai cavalli, con tanto d'occhi a guardare la scena.
–Or dunque, a noi!—sclamò messer Pietro, poichè i quattro arrivati furono soli sull'aia.
E così dicendo, si tolse di dosso la sua cappa di scarlatto verde, foderata di vaio, e la gittò sulla sella del suo palafreno.
Giacomo Pico, a sua volta, si tolse la cappa di bigello, e rimase, come il suo avversario, in farsetto.
E già erano, per tacito accordo, intesi a pigliar campo e metter mano alle spade, allorquando il Picchiasodo entrò a dire la sua.
–Un momento, messeri, di grazia!—
I due avversarii si fermarono a tempo, e stettero guardando il vecchio soldato, aspettando che volesse parlare.
Ma il Picchiasodo non aveva da fare un lungo discorso.
–Come si combatte?—dimandò egli brevemente, ma con un certo sussiego.
–O come?—ripiccò messer Pietro.—Che novità è questa tua? Si combatte con questa, e chi ne assaggia un palmo rimane sul terreno.
–Un palmo! grazie tante!—mormorò il Sangonetto tra sè.
–Certo,—proseguiva messer Pietro,—se fossimo in campo chiuso, con giudici e testimoni, il vincitore avrebbe le spoglie, e si potrebbe anco stabilire il riscatto del vinto; Ma qui non siamo nel caso; ci si ricambia quattro colpi alla svelta e chi l'ha tocche son sue.
–Così l'intendo ancor io, con vostra licenza, messer Pietro,—replicò il Picchiasodo.—Ma scusate, io volevo domandare se di questo sollazzo non ce n'ha ad esser per tutti. In quattro ci siamo incontrati; ora, dico io, in quattro si avrebbe a combattere.—
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