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a mio padre, che prima ch'in Frisa

      mi dia marito, io voglio essere uccisa.

27

      Il mio buon padre, al qual sol piacea quanto

      a me piacea, né mai turbar mi volse,

      per consolarmi e far cessare il pianto

      ch'io ne facea, la pratica disciolse:

      di che il superbo re di Frisa tanto

      isdegno prese e a tanto odio si volse,

      ch'entrò in Olanda, e cominciò la guerra

      che tutto il sangue mio cacciò sotterra.

28

      Oltre che sia robusto, e sì possente,

      che pochi pari a nostra età ritruova,

      e sì astuto in mal far, ch'altrui niente

      la possanza, l'ardir, l'ingegno giova;

      porta alcun'arme che l'antica gente

      non vide mai, né fuor ch'a lui, la nuova:

      un ferro bugio, lungo da dua braccia,

      dentro a cui polve ed una palla caccia.

29

      Col fuoco dietro ove la canna è chiusa,

      tocca un spiraglio che si vede a pena;

      a guisa che toccare il medico usa

      dove è bisogno d'allacciar la vena:

      onde vien con tal suon la palla esclusa,

      che si può dir che tuona e che balena;

      né men che soglia il fulmine ove passa,

      ciò che tocca, arde, abatte, apre e fracassa.

30

      Pose due volte il nostro campo in rotta

      con questo inganno, e i miei fratelli uccise:

      nel primo assalto il primo; che la botta,

      rotto l'usbergo, in mezzo il cor gli mise;

      ne l'altra zuffa a l'altro, il quale in frotta

      fuggìa, dal corpo l'anima divise;

      e lo ferì lontan dietro la spalla,

      e fuor del petto uscir fece la palla.

31

      Difendendosi poi mio padre un giorno

      dentro un castel che sol gli era rimaso,

      che tutto il resto avea perduto intorno,

      lo fe' con simil colpo ire all'occaso;

      che mentre andava e che facea ritorno,

      provedendo or a questo or a quel caso,

      dal traditor fu in mezzo gli occhi colto,

      che l'avea di lontan di mira tolto.

32

      Morto i fratelli e il padre, e rimasa io

      de l'isola d'Olanda unica erede,

      il re di Frisa, perché avea disio

      di ben fermare in quello stato il piede,

      mi fa sapere, e così al popul mio,

      che pace e che riposo mi conciede,

      quando io vogli or, quel che non volsi inante,

      tor per marito il suo figliuolo Arbante.

33

      Io per l'odio non sì, che grave porto

      a lui e a tutta la sua iniqua schiatta,

      il qual m'ha dui fratelli e 'l padre morto,

      saccheggiata la patria, arsa e disfatta;

      come perché a colui non vo' far torto,

      a cui già la promessa aveva fatta,

      ch'altr'uomo non saria che mi sposasse,

      fin che di Spagna a me non ritornasse:

34

      – Per un mal ch'io patisco, ne vo' cento

      patir (rispondo), e far di tutto il resto;

      esser morta, arsa viva, e che sia al vento

      la cener sparsa, inanzi che far questo. —

      Studia la gente mia di questo intento

      tormi: chi priega, e chi mi fa protesto

      di dargli in mano me e la terra, prima

      che la mia ostinazion tutti ci opprima.

35

      Così, poi che i protesti e i prieghi invano

      vider gittarsi, e che pur stava dura,

      presero accordo col Frisone, e in mano,

      come avean detto, gli dier me e le mura.

      Quel, senza farmi alcuno atto villano,

      de la vita e del regno m'assicura,

      pur ch'io indolcisca l'indurate voglie,

      e che d'Arbante suo mi faccia moglie.

36

      Io che sforzar così mi veggio, voglio,

      per uscirgli di man, perder la vita;

      ma se pria non mi vendico, mi doglio

      più che di quanta ingiuria abbia patita.

      Fo pensier molti; e veggio al mio cordoglio

      che solo il simular può dare aita:

      fingo ch'io brami, non che non mi piaccia,

      che mi perdoni e sua nuora mi faccia.

37

      Fra molti ch'al servizio erano stati

      già di mio padre, io scelgo dui fratelli,

      di grande ingegno e di gran cor dotati,

      ma più di vera fede, come quelli

      che cresciutici in corte ed allevati

      si son con noi da teneri citelli;

      e tanto miei, che poco lor parria

      la vita por per la salute mia.

38

      Communico con loro il mio disegno:

      essi prometton d'essermi in aiuto.

      L'un viene in Fiandra, e v'apparecchia un legno;

      l'altro meco in Olanda ho ritenuto.

      Or mentre i forestieri e quei del regno

      s'invitano alle nozze, fu saputo

      che Bireno in Biscaglia avea una armata,

      per venire in Olanda, apparecchiata.

39

      Però che, fatta la prima battaglia

      dove fu rotto un mio fratello e ucciso,

      spacciar tosto un corrier feci in Biscaglia,

      che portassi a Bireno il tristo aviso;

      il qual mentre che s'arma e si travaglia,

      dal re di Frisa il resto fu conquiso.

      Bireno, che di ciò nulla sapea,

      per darci aiuto i legni sciolti avea.

40

      Di questo avuto aviso il re frisone,

      de le nozze al figliuol la cura lassa;

      e con l'armata sua nel mar si pone:

      truova il duca, lo rompe, arde e fracassa,

      e, come vuol Fortuna, il fa prigione;

      ma di ciò ancor la nuova a noi non passa.

      Mi sposa intanto il giovene, e si vuole

      meco

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