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      Salam Gerusalemme - Un diario del Dr. Mohammed Khallouk, introdotto e tradotto dalla Dr. phil. Milena Rampoldi

      published by: epubli GmbH, Berlin, www.epubli.de

      Copyright: © 2015 Dr. Mohammed Khallouk e Dr. phil. Milena Rampoldi

      ISBN 978-3-7375-4491-7

      Tutti i diritti riservati

       In omaggio allo storico ebreo Simon Lévy, che mi ha permesso di conoscere per la prima volta l’ebraismo. Era il fondatore del primo e fino ad ora unico Museo Ebraico del mondo arabo a Casablanca e riteneva sempre che vi fosse una stretta relazione tra la propria identità marocchino-araba e quella ebraica. Il suo massimo rispetto per la fede musulmana lo esprimeva nella seguente frase, particolarmente degna di nota:

       La mia religione è l’ebraismo, e la mia cultura l’Islam.

       Dedica

      Vorrei dedicare questa traduzione e presentazione del libro del Dr. Mohammed Khallouk a tutte le attiviste e a tutti gli attivisti, impegnati per la pace in Medio Oriente. A livello estetico, mi hanno ispirato le pitture calligrafiche dell’artista di origine siriana Kinda Hibrawi sul tema della speranza (in arabo: ‘amal).

      Indice

       Prefazione della traduttrice

       Presentazione dell‘autore

       Presentazione della traduttrice

       1 Atterraggio all’aeroporto di Ben Gurion

       2 L’arrivo nella Città Santa

       3 Passeggiata serale nella città vecchia

       4 Una pensione palestinese

       5 Nell’archivio di ricerca

       6 Shopping nei quartieri moderni

       8 Soggiorno a Tel Aviv

       9 Volo di ritorno

       10 Lettera a un amico ebreo

       Prefazione della traduttrice

      Questo libro mi ha raggiunto in un momento cruciale del mio attivismo politico e per i diritti umani in Palestina, iniziato all’indomani della guerra di aggressione israeliana contro Gaza nell’estate del 2014, con la mia giovane associazione ProMosaik e.V. Ovviamente, come donna musulmana e come attivista per i diritti umani, sono convinta, che l’antisionismo ebraico rappresenti una forza irrinunciabile per realizzare finalmente una pace duratura con i palestinesi, martorizzati dalla nakba, dall’occupazione israeliana e dal regime israeliano, caratterizzato dall’apartheid e dalla discriminazione etnico-religiosa. Sono anche convinta del fatto che l’ebraismo autentico e il sionismo si contraddicano del tutto: l’ebraismo, infatti, per me rappresenta una religione del dialogo, del Tu, dell’umanesimo e della pace, mentre il sionismo simboleggia il neocolonialismo, il neo-imperialismo e il militarismo espansionista del regime militarista israeliano.

      Nel testo di Mohammed ho ritrovato un anello mancante, da aggiungere al mio discorso antisionista: e cioè l’approccio interreligioso islamico al tema: ovvero il rapporto tra l’Io e il Tu umani, instauratosi in modo naturale e al di fuori del conflitto politico, tra ebrei e musulmani. Partendo da quest’angolazione positiva, diviene possibile credere in una pace interreligiosa monoteista, che viene dal basso, in una pace che cresce giorno dopo giorno tra tanti Io e tanti Tu. Sembra forse un’utopia… ma dipende dalla quantità, che ci permette di passare in modo fluido da quest’utopia socio-politica alla realtà di domani in Medio Oriente.

      La pace per me rappresenta una sfida e allo stesso tempo un dono che ci viene concesso, solo se accettiamo l’aspetto della sfida e combattiamo per la pace, che per me viene dal basso, dalle masse e non dalle alte sfere della politica corrotta e serva del militarismo occidentale. Il mondo della politica, infatti, si oppone spesso alla pace per motivi economici, militari e geo-politici. Ma le masse non vogliono altro che vivere in pace. La stessa cosa vale per le religioni che in fin dei conti si basano su un umanesimo radicale comune. L’idea delle religioni monoteiste sorelle, unite tra loro proprio dal loro umanesimo etico-universale, viene tematizzata dall’autore, alla fine del suo diario di viaggio, nella sua lettera indirizzata ad Abramo, il suo amico ebreo, incontrato a Gerusalemme.

      Nei singoli capitoli del testo seguiamo Mohammed, che in terza persona ci racconta del suo viaggio in Israele. Lo seguiamo passo per passo, a partire dall’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, come ci mostra Gerusalemme und Tel Aviv, viste dalla prospettiva di un arabo marocchino che ha conosciuto per la prima volta l’ebraismo nel suo incontro con l’ebreo marocchino Simon Lévy, professore di spagnolo e fondatore del museo dell’ebraismo marocchino di Casablanca, che di se stesso diceva: La mia religione è l’ebraismo, e la mia cultura l’Islam.

      Un altro aspetto importante per la costruzione della pace in Medio Oriente, sul versante del dialogo interreligioso, consiste senza dubbio nel recupero della storia secolare comune ad ebrei e musulmani per accentuare gli aspetti umanisti ed etico-pacifici delle due religioni. E anche quest’aspetto lo ritroviamo nel diario di viaggio del Dr. Khallouk. Gli ebrei prima del sionismo hanno convissuto in modo pacifico con i musulmani per secoli, soprattutto nell’Andalus e nell’Impero Ottomano. Credo che quest’esperienza storica possa servirci da esempio oggi per tentare l’avventura a ritroso per ritrovare la pace da ricostruire oggi, senza il regime sionista, e soprattutto in un futuro umanista, al di là del regime sionista. Per me la parte migliore del libro è il capitolo 10, che contiene la lettera di Mohammed al suo amico ebreo, Abramo, conosciuto a Gerusalemme. Vorrei proporre alle lettrici e ai lettori l’esperimento di leggere il testo una seconda volta a ritroso, a partire dalla lettera ad Abramo, che costituisce il punto di arrivo, in netta contrapposizione all’atterraggio all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, che già intimorisce il visitatore musulmano a causa del nome che porta, un nome che per ogni musulmano e per ogni antisionista simboleggia la violenza espansionista e il razzismo sionista del regime israeliano, volto ad eliminare la presenza palestinese.

      

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