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irremovibile.

      Cordell scosse la testa. “Ho come l'impressione che Trinity pensi che ci siamo intromessi nella sua famiglia,” disse. “Non puoi biasimarla per questo.”

      “Guardami, Cordell.”

      “Oh no, so bene dove vuoi arrivare.” Cordell alzò una mano per cercare di impedire al suo amico di continuare, ma fu una perdita di tempo.

      “D'accordo. Tu e tua madre avete fatto bene a fare quello che avete fatto, amico. Lo sapete benissimo entrambi. Era il resto della vostra famiglia che si stava intromettendo, casomai. Erano anni che non venivano a trovare tuo padre. Non avevano il diritto di arrivare di punto in bianco dopo la sua morte e iniziare a fare richieste.”

      Cordell sentì una fitta al petto. Quante volte avevano avuto quella conversazione? “Lo capisco, ma erano suoi figli tanto quanto me.”

      “Sì. E, in quanto tali, avrebbero dovuto fare quello che avete fatto tu e tua madre, e cioè attenersi a ciò che lui voleva. Era scritto nel suo dannato testamento, per l'amor di Dio. Che tipo di famiglia contesta questo genere di cose nel testamento di un parente?” Jarrod si stava chiaramente irritando, come faceva ogni volta che l'argomento veniva sollevato.

      “Papà aveva sempre detto di volere solo una semplice cremazione,” disse Cordell con un sospiro di rassegnazione. “Io e mamma volevamo solo esaudire la sua richiesta.”

      “Lo so, amico, e sono d'accordo con te. Non riesco proprio a capire perché il resto della tua famiglia non possa fare lo stesso. Come diavolo hanno potuto accusarvi entrambi di volere solo i suoi soldi? Non faceva alcuna differenza per loro, comunque, visto che tuo padre aveva già stipulato una parte di eredità anche per ciascuno di loro. È stato decisamente irrispettoso, se me lo chiedi. Nei tuoi confronti, verso quelli di tua madre e pure quelli di tuo padre.”

      La vicenda del funerale di suo padre aveva perseguitato Cordell fino a quel momento. Erano passati quasi due anni e ancora non era stata risolta. Come avrebbe potuto risolversi? Papà se n'era andato. Niente lo avrebbe riportato indietro.

      Se il resto della famiglia fosse stato più vicino a lui, avrebbe saputo che l'uomo aveva sempre insistito per un funerale semplice e senza fronzoli. Neanche un migliaio di funerali o lapidi avrebbe cambiato le cose, e aveva sempre avuto paura di essere sepolto vivo, quindi non c'era modo che volesse essere chiuso in una scatola di legno e poi ricoperto di terra. Aveva deciso da solo come voleva essere salutato dalla famiglia. Ne aveva discusso con sua moglie e col figlio più giovane, perché tutti gli altri figli si erano trasferiti non appena erano stati abbastanza grandi, e lo aveva addirittura fatto scrivere nel testamento per evitare qualsiasi equivoco.

      Quando al resto della famiglia era stato detto che era morto e che sarebbe stato cremato, si era scatenato l'inferno. Suo fratello maggiore aveva accusato lui e sua madre di aver organizzato un "funerale per poveri", che Cordell aveva preso come un insulto personale. Papà aveva avuto un sacco di soldi, quindi avrebbe potuto scegliere qualsiasi tipo di addio, ma aveva volontariamente scelto la cremazione. Il fratello di Cordell, Jacob, era stato determinato a fare un funerale molto più elaborato. Sfortunatamente, Jacob era il fratello maggiore e le sue parole erano sempre state viste come oro colato, quindi anche tutti gli altri fratelli si erano trovati d'accordo con lui. Martin era infatti d'accordo sul fatto che papà meritasse una degna sepoltura e Nancy-Ruth, la sorella più giovane, non aveva mai preso una decisione in vita propria. Neanche dopo aver visto il testamento, i tre avevano cambiato idea.

      Cordell aveva sostenuto la decisione di sua madre – e i desideri di suo padre, ovviamente –, cosa che aveva fatto arrabbiare da morire il resto della famiglia. Jacob aveva in qualche modo pensato che, se tutti i figli fossero stati d'accordo, allora avrebbero avuto maggiori possibilità di contestare il testamento. Avevano dapprima iniziato un'azione legale per cercare di modificare le ultime volontà di loro padre, creando una situazione ancora più devastante per la loro madre, già provata dalla morte del marito, poi incolpato Cordell quando non erano riusciti a far annullare la decisione del defunto.

      Il funerale era stato il momento peggiore, con Cordell e sua madre snobbati dal resto della famiglia, e Jacob e Martin che avevano invitato un numero spropositato di dignitari locali a condividere il loro dolore, nonostante il desiderio specifico del padre che la cerimonia fosse riservata alla famiglia.

      L'intera vicenda aveva lasciato un sapore amaro nella bocca di Cordell e una voragine nel suo cuore, e adesso non voleva rischiare di spaccare a metà la famiglia Crowthorn. Per quanto il solo pensiero lo addolorasse, avrebbe preferito non rivedere mai più nessuno di loro piuttosto che essere accusato di aver fatto a pezzi un'altra famiglia.

      Capitolo Sei

      Trinity si appoggiò allo schienale della sedia girevole dello zio Frank e sospirò. Aveva abbozzato alcune idee per un libro sul quale stava lavorando e non vedeva l'ora di vedere come sarebbero apparse come immagini grafiche.

      “Sono davvero belle, tesoro,” osservò zia Sylvia, allungandosi per mettere una tazza di caffè sulla scrivania.

      Trinity sussultò. Sapeva che sua zia aveva buone intenzioni, ma non ci sarebbe voluto molto per rovinare l'intera settimana di lavoro con un semplice caffè rovesciato. Aveva cercato di fare delle pause regolari in modo da poter raggiungere la zia in cucina, lontana dai suoi preziosi disegni, ma nelle ultime ore era stata così presa dal suo lavoro che l'anziana signora aveva evidentemente pensato di portarle qualcosa da bere.

      “Grazie.” Trinity prese rapidamente la tazza e la tenne al sicuro tra le mani.

      Lo zio Frank sbirciò dall'altro lato della lunga scrivania, dove era stato impegnato con i conti di casa. “Hai finito?” chiese, lanciando un'occhiata al suo lavoro.

      “Per adesso sì.” Trinity annuì con un sorriso. Era stato molto gentile da parte dello zio concederle spazio nel suo ufficio e farle usare addirittura la sedia girevole. Lui si era accomodato su una delle sedie con lo schienale alto della cucina, dicendole che stava solo "controllando la corrispondenza" e "non facendo nulla di importante, a differenza tua". Per fortuna si era fatto male al braccio sinistro, lasciando il destro libero di scrivere, anche se aveva sbuffato parecchie volte perché stava ovviamente impiegando molto più tempo del previsto.

      “Sembra che il tuo ordine sia arrivato,” annunciò zia Sylvia mentre il rumore di un motore risuonava nel vialetto.

      Trinity lasciò la tazza di caffè sul bancone della cucina poi seguì la zia e lo zio lungo il corridoio e fuori dalla porta d'ingresso. Il suo nuovo computer era finalmente arrivato e non vedeva l'ora di iniziare a usare il programma di grafica che aveva acquistato con esso.

      “Con questo sarò in grado di rispettare tutte le scadenze,” disse, collegando rapidamente i dispositivi. Il sollievo la invase. Suo zio riprese a controllare i propri documenti mentre la zia Sylvia si soffermò nello studio, osservando la nipote con interesse.

      Quando l'esplosione aveva distrutto il suo appartamento, Trinity aveva perso tutta la sua attrezzatura, e stava ancora aspettando di sapere se la piccola cassaforte ignifuga avesse salvato o meno le sue opere più preziose e gli hard disk esterni su cui aveva archiviato tutto. Dato che l'edificio era stato colpito così duramente, non era ancora sicuro per lei tornare tra le macerie per controllare. Nel frattempo, doveva consolarsi col pensiero che il più recente dei suoi progetti era stato salvato sulla chiavetta USB che aveva messo in borsa. Per fortuna quel giorno maledetto non aveva avuto il tempo di chiuderla nella cassaforte perché era stata impegnata a litigare con Kevin.

      “Dannazione,” imprecò poco dopo, guardando la barra del download sullo schermo fermarsi improvvisamente. “Non riesco a caricare il programma di grafica.”

      “C'è un negozio di computer ad Almondine. Possiamo andarci domani, cosa ne pensi?” disse zia Sylvia, guardando l'orologio. Erano quasi le cinque e i negozi sarebbero stati già chiusi quando fossero arrivati in città.

      “Penso di non avere altra scelta,” rispose Trinity con un sospiro scoraggiato. “Non riesco a capire cosa c'è di sbagliato. Continua a provare a caricare e poi si interrompe. Non capisco perché.”

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